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La storia

Posto all'inizio della valle, fu nel Medioevo la sede di importanti famiglie nobili. Gignod ha ora scoperto al sua vocazione turistica nel rispetto di ambienti e tradizioni.

Argomenti:

La storia di Gignod nel tempo

Recenti ritrovamenti di cocci a Châtellair lasciano supporre che questa località sia stata sede di un insediamento protostorico, inoltre sempre a Gignod era già stata rinvenuta, all’ inizio del secolo, un’ armilla (bracciale) preromana in pietra ollare e, qualche decennio or sono, una tomba a cista a monte di La Condeminaz. Sembra quindi possibile ipotizzare che Gignod sia stata abitata almeno da alcuni secoli prima di Cristo.

L’epoca romana

Resti di mattoni coperti da scorie di materiali bruciati, d’epoca romana sono venuti alla luce a Gignod, in un campo, già alla metà del secolo scorso: gli studiosi dell’ epoca hanno avanzato l’ ipotesi che potesse trattarsi di ciò che restava di un forno per la fabbricazione di mattoni.
Nel 1914 è stato trovato un ripostiglio contenente 600 monete imperiali (risalenti all’ incirca alla seconda metà del III sec. d. C.). Infine, sempre nel secolo scorso è stata rinvenuta a Roinçod de ça una tomba a cassa in lastroni, contenente resti di due scheletri e un vaso in pietra ollare, databile agli ultimi tempi dell’ impero.

Dal Medioevo al Settecento

Questo lungo periodo ha lasciato a Gignod numerose testimonianze, sia documentarie, sia architettoniche e artistiche. Sappiamo che, nel Medioevo, numerosi furono i signori che si alternarono nel dominio su paese: per primi vennero i nobili De Avisio, che lo concessero in feudo ai signori DE Gignio alla fine dell’ XI secolo. Costoro compaiono per la prima volta in un documento del 1095. Possedevano in loco un castello che esisteva già nel 1228; era situato vicino alla chiesa e venne venduto nel 1319 da Ibleto De Gignio ai Savoia, che lo cedettero, circa 40 anni dopo, nuovamente ai signori D’ Avise. Infine sembra essere servito, con le sue pietre alla costruzione dell’ attuale chiesa parrocchiale.

Una torre che pare risalire ai secoli XII – XIII si trova su un’ altura a Château e in una valletta a sud di essa è posta una casa forte di proprietà di un’ altra famiglia nobile che esercitata il dominio sul paese con i De Gignio, quella degli Archiery. Questo edificio esiste almeno già dal 1409 ma probabilmente ha assunto l’ aspetto attuale alla fine del Cinquecento, quando ormai era diventata di proprietà dei signori D’ Avise. Fu proprio Antonio D’ Avise che la fece restaurare nel 1596.

Anche i nobili De La Porte, che avevano la loro dimora in una torre sita sulla Porta Principalis sinistra di Aosta, erano signori di Gignod con le due famiglie sopra citate, e così pure i Dossan o Dochan che risiedevano nell’ omonimo villaggio di Gignod.

Tutte queste famiglie persero il potere su Gignod abbastanza presto, nel 1252, quando i Savoia li espropriarono del feudo per darlo poi ai nobili signori di Quart, che avevano il loro castello al Villair di Quart. Questi ultimi, essendo estinta nel 1378 la discendenza maschile della famiglia, si videro a loro volta tolta la giurisdizione di Gignod e di gran parte della Valle del Gran San Bernardo, che tornò ancora una volta ai Savoia.

Dopo aver tenuto per un certo periodo sotto il loro dominio diretto il territorio, i Savoia costituirono, nel 1584, la baronia di Gignod che comprendeva anche due quartieri di Aosta, Saint-Etienne e Saint-Martin de Corléans, e i paesi di Etroubles, Saint-Oyen, Saint-Rhémy e parte di Allein. In quell’ anno, Carlo Emanuele I di Savoia, per ricompensare il suo segretario di Stato Jean-François de la Crete dei servizi resi, soprattutto nel corso delle negoziazioni per il matrimonio del duca di Savoia con l’ Infanta d’ Austria, Caterina, gli concesse in feudo la baronia, che fu poi trasmessa alla figlia Filiberta che sposò il marchese Adalberto Pallavicini e trasmise il titolo di barone di Gignod al figlio Carlo Emanuele, il quale a sua volta l’ avrebbe tramandato fino al conte Ernesto di Sambuy, nell’ Ottocento.

Altre famiglie nobili vissute nel passato a Gignod portano lo stesso nome dei villaggi in cui abitavano:
– i nobili di Lacheriette, i cui primi esponenti conosciuti vissero nel XII secolo, e la cui ultima discendente ha sposato il segretario del Conseil del Commis (l’ organismo di autogoverno valdostano nei secoli XVI – XIX), nonché grande storico locale, Jean-Baptiste De Tillier;
– i nobili di Champlorenzal, già estinti nel XV secolo, sui quali sono scarse le notizie;
– i nobili Decré, originari del villaggio di Cré, che annoverano nella loro famiglia notai, uomini di legge e religiosi.

L’attività metallurgica

Già nel XVIII secolo a Gignod, grazie all’ abbondanza di boschi che fornivano ottimo combustibile, era attiva una fonderia dei conti Perrone di San Martino, che estraevano il rame a Ollomont. Poiché in quel paese la legna per i forni oramai scarseggiava, essi trasportavano il minerale grezzo, per fonderlo e raffinarlo, fino alla fucina installata in località Erein.

Nell’ Ottocento un altro industriale, Pierre-Joseph-Nicolas Gerbere, che lavorava da anni il ferro estratto a Cogne (anche qui ormai scarseggiava il combustibile), cercava una località ricca di boschi e l’ individuò a Gignod, dove tra l’ altro si sarebbe potuta usare l’ abbondante acqua del Buthier per le fucine. La località da lui prescelta per la costruzione di un altoforno era Pont d’ Ayé.

Nel 1819 Gerbore fece i passi opportuni presso l’ Amministrazione comunale, la quale rispose favorevolmente, intravedendo anche vantaggi economici per gli abitanti. Una dura opposizione fu però esercitata sia da parte delle vicine amministrazioni di Etroubles e Aosta, sia dall’ Intendenza di Aosta. I due comuni, in particolare, espressero fondate preoccupazioni circa l’ integrità dei loro boschi. Tuttavia non era estranea a questa presa di posizione anche una certa pressione da parte del barone Carlo Luigi Perrone (proprietario delle miniere di Ollomont) che aveva inviato un esposto al re, in cui si chiedeva di impedire la costruzione di nuovi forni e fabbriche nella Valle del Gran san Bernardo. Negli anni successivi la controversia tra i comuni vicini (cui si aggiunsero anche Saint-Rhémy e Saint-Oyen) da un lato, e il comune di Gignod e Gerbore, dall’ altro, continuò.

Infine, tra suppliche al re e ricorsi, nel 1824 iniziò l’ attività siderurgica sia nell’ altoforno sia nella vicina raffineria. Il lavoro continuò, bene o male, fino al 1840. Nell’ ultimo decennio venne fuso nella fabbrica di Pont d’ Ayé anche il minerale estratto dalla miniera di dimensioni assai modeste, di Saint-Oyen, concessa in affitto al Gerbore dall’ Azienda economica dell’ Interno.

Pagina aggiornata il 21/02/2024

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